Ogni giorno la comunicazione si sta evolvendo grazie ad un fenomeno che in passato, senza Internet, non era nemmeno possibile prendere in considerazione: la partecipazione delle persone comuni, cioè degli utenti.

Se con i media mainstream – ovvero quelli tradizionali come la tv, la radio e la stampa – la comunicazione seguiva esclusivamente un percorso top-down (dall’alto verso il basso, cioè imposto alle persone comuni da dei professionisti del settore), con i media grassroot (in italiano “di base”) sono proprio le persone comuni a produrre dei contenuti. Quindi la comunicazione inizia a seguire un percorso inverso: un percorso di tipo bottom-up (dal basso verso l’alto).

Questo ci porta alla cosiddetta Cultura Partecipativa, nella quale:

I fan e gli altri consumatori sono invitati a partecipare attivamente nella creazione e circolazione di nuovi contenuti.

– Henry Jenkins

Intorno al 2005, a questi nuovi contenuti si volle dare il nome di User Generated Content (in italiano “Contenuti Generati dagli Utenti” o più brevemente “UGC”).
A questo fenomeno sono state date molte definizioni ma una tra le migliori potrebbe essere: «Gli UGC sono contenuti multimediali generati dagli utenti e distribuiti in maniera autonoma, senza dover ricorrere all’intervento tecnologico di mezzi terzi».

In parole più semplici, stiamo parlando di tutti quei contenuti di vario genere (articoli di blog, post nei vari Social Network, immagini e video digitali, file audio ecc…) creati dalle persone comuni e poi pubblicati in Internet, generalmente nei vari profili o pagine social, nei blog e nei forum.

Le caratteristiche degli UGC

In un documento datato 2006 della OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development) venivano già indicate delle caratteristiche identificative degli User Generated Content, attuali anche per i giorni nostri:

  • Publication requirement (obbligo di pubblicazione): dal momento che un utente può creare contenuti anche solo per se stesso, è considerata caratteristica principale che questi vengano pubblicati o in siti web pubblici o in una pagina di un social network accessibile solo ad un gruppo selezionato di persone;
  • Creative effort (sforzo creativo): l’utente deve applicare una certa quantità di sforzo creativo nello sviluppare lavori o nell’adattarne di già esistenti per costruirne nuovi, in essi deve aggiungere un suo personale valore. Gli UGC possono includere foto originali, pensieri espressi in un blog o in un nuovo video musicale creato dagli utenti. Lo sforzo creativo dietro agli User Generated Content può anche essere collaborativo, proprio come in un sito web in cui tutti gli utenti collaborano e possono apportare modifiche. Non è considerato UGC copiare una porzione di uno show televisivo e poi postarlo in un sito;
  • Creation outside of professional routines and practices (creazione al di fuori delle routines e delle pratiche professionali): gli UGC sono solitamente creati al di fuori delle routines e delle pratiche professionali. Spesso non hanno un contesto istituzionale o commerciale e possono essere prodotti da non-professionisti senza che abbiano l’aspettativa di una retribuzione o di un profitto. Fattori motivanti sono la connessione con altri utenti, la notorietà o prestigio e la possibilità di esprimersi.

Diverse tipologie di contenuti

Tra le varie tipologie di contenuti che gli utenti generano troviamo:

  • Testi, novelle e poemi: creazioni originali o espansioni di testi già esistenti che gli utenti condividono con le loro comunità di appartenenza. Si pensi alle FanFiction: esempi di scrittura creativa che usano le caratteristiche preesistenti di altri testi;
  • Foto e Immagini: tutte generalmente ottenute tramite l’utilizzo di smartphone o macchine fotografiche digitali e pubblicate nel Web in siti come, ad esempio, Flickr e Instagram;
  • Video e Film: tutti quei prodotti video realizzati in casa, remix di lavori già esistenti o forme ibride che combinano video autoprodotti con video preesistenti. Questi possono essere pubblicati sul sito web personale dell’utente, su pagine web private o su piattaforme di video sharing come YouTube.

Un esempio pratico: Clio Make Up

Nel 2008 la ventiseienne Clio Zammetto, una ragazza italiana appassionata di trucchi ed estetica, ha deciso di aprire il suo canale YouTube per pubblicare online dei video tutorial. Il suo scopo era semplicemente quello di praticare la sua passione per i trucchi, dando dei consigli alla gente su come truccarsi e quali prodotti di make-up acquistare.

Stiamo parlando di “Clio Make Up“, oggi nota blogger e truccatrice professionista. Il suo canale è presto diventato uno dei profili YouTube più seguiti in Italia ed ha raggiunto più di 1 milione di iscritti, con all’attivo circa 206 milioni di visualizzazioni.

Ma vediamola agli esordi, molto emozionata e un pò timida, nel primissimo video che 9 anni fa ha caricato nel suo profilo YouTube:

Invece eccola, completamente disinvolta, in uno dei video-tutorial più recenti:

Ecco come si è evoluta la strategia di comunicazione di Clio e, di conseguenza, la qualità dei contenuti che lei stessa genera e carica online. Dunque, seguendola in questi 10 anni, abbiamo visto la sua trasformazione da ragazza che praticava quella che lo stesso Jenkins definisce come “Cultura da Cameretta” (cioè l’insieme dei contenuti generati da adolescenti e ragazzi chiusi nelle loro camere e ricurvi davanti al computer) ad influencer di successo.

Ovviamente non tutti gli UGC portano notorietà: internet è colmo di video, immagini e post demenziali e negli anni lo sarà sempre di più. Ma quel che conta è che, ogni tanto, questi contenuti sono veramente buoni e riscuotono un certo successo che può durare per periodi di tempo più o meno lunghi: a volte si esaurisce nel giro di poche settimane, altre volte ci si può creare un business proprio come ha fatto la nostra cara Clio!


0 Comments

Lascia un commento

Avatar placeholder

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *